L' Architettura Razionalista a Senigallia

Senigallia, Marches, Italy
5.9km / 1 hr 59 mins

L’ARCHITETTURA ED URBANISTICA NEL PRIMO TRENTENNIO DEL NOVECENTO A SENIGALLIA.Le espansioni urbane di Senigallia nel primo trentennio del XX secolo si identificano principalmente nel susseguirsi di operazioni urbanistiche che tendono soprattutto ad incentivare l’espansione litoranea dell’edilizia a villini. Ad eccezione di alcuni interventi edilizi ed idraulici localizzati (come la costruzione dello stabilimento Bagni, la demolizione del Ghetto e l’interramento del torrente Penna), il programma di riqualificazione costiera, iniziato all’inizio del Novecento e legato ad una diffusa logica di sviluppo dell’attività turistico-balneare, prevede che si traccino e si piantumino viali alberati per passeggiate e incontri sociali, che le strade vengano dotate di marciapiedi e di illuminazione pubblica, e predispone l’incremento delle attrezzature specificamente elioterapiche, sportive e di spettacolo.Questo slancio edilizio di inizio secolo, interrotto dalla prima guerra mondiale e ripreso con vigore nel 1920 con una nuova politica di modernizzazione e infrastrutturazione cittadina, subì una fase di cambiamento con il terremoto del 30 ottobre del 1930, evento che condizionò radicalmente l’immagine e lo sviluppo novecentesco della città. Ne seguirono un piano di demolizione e consolidamento edilizio con la trasformazione del centro storico secondo la pratica degli sventramenti e dei diradamenti, assai diffusa in quegli anni e in genere motivata da esigenze di igiene urbana, e un piano di ricostruzione e sviluppo della città, attuato attraverso la redazione di un Piano Regolatore.Il Piano Regolatore del 21 aprile 1931, elaborato dal Genio Civile, delinea quella strategia di crescita attraverso la quale, la città consegue la sua immagine percepibile tutt’oggi. I criteri fondamentali su cui si basa la ricostruzione vedono, da un lato, la necessità di pervenire al rinnovamento della struttura cittadina sia a livello residenziale sia dei servizi pubblici e delle attrezzature, dall’altro, quello di predisporre occasioni per un’ulteriore crescita di un settore economico, il turismo balneare, da circa un trentennio attività principale e fonte di guadagno della città.L’impostazione generale del piano risente di una visione scenografica dell’assetto urbano con rettifili, incroci, piazze e sfondi; in questa sede saranno presi in esame non tanto gli interventi localizzati di edilizia privata, quanto quelli che maggiormente hanno condizionato trasformazioni significative del tessuto urbano.Nella costruzione dell’immagine della rinnovata e ampliata ricettività turistica, l’influenza razionalista sembra farsi più evidente che in altre parti della città. La realizzazione di un piazzale in sostituzione dell’antica foce del torrente Penna, trasformata nell’elemento di snodo dei due viali principali del lungomare e del viale perpendicolare proveniente dalla città storica, crea uno spazio  che diventa il fulcro di vita balneare e dove l’affaccio della prospettiva della nuova piattaforma, ribattezzata “Rotonda a mare”, attesta la decisa volontà di rinascita della città come stazione climatico-turistica.La scelta di viale Leopardi come sede della prima architettura sociale pubblica a Senigallia, l’edificio GIL e, alle sue spalle, la scuola elementare, espressione del suo potere e della sua ideologia, può essere letta come rifiuto da parte fascista della città ottocentesca e come ricerca di un modello di urbanizzazione aperto a definire nuovi tipi insediativi. Il ruolo assunto dal viale rispondeva anche all’aspirazione futurista di esprimere dinamismo, movimento, energica azione fisica, dati da trasmettere all’intera compagine sociale e, in quel momento, condivisi dal razionalismo italiano nel concepire una nuova estetica per una nuova lotta politica e sociale.La locale Commissione dell’Ornato tende alla semplificazione di scelte eccessivamente “eclettiche” dei progettisti e la nuova architettura volge verso piante schematiche con l’uso di moderne tipologie costruttive e del cemento armato.In quegli anni, a scala nazionale, si vanno perdendo ornamentazioni facili, decorazioni cementizie, cornici in pietra artificiale e i tetti a falda. Vanno in questa direzione le scelte attuate dall’Istituto Case Popolari con gli interventi di Borgo Pace e di Villa Aosta, allora presieduto dall’architetto Alberto Calza Bini che, insieme agli architetti Marcello Piacentini e Innocenzo Costantini, fu fra gli autori della svolta modernista sotto gli auspici di un'architettura rappresentativa e monumentale del regime fascista.

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